Il primo settembre del 1969 con un colpo di stato militare il colonnello Mu’ammar al-Qadhāfī depone il sovrano Mohammed Idris-al-Senussi e proclama la Repubblica. Il regime instaurato da Gheddafi (Qadhāfī), il quale si autoproclama “guida della Rivoluzione”, prevede l’abolizione dei partiti politici e delle elezioni ed un sistema politico giudiziario frutto di una combinazione di socialismo e islam. Una riforma costituzionale del 2 marzo 1977 trasforma il nome del paese in “Jamāhīrīyah”, ovvero repubblica “araba libica popolare socialista”.
Durante gli anni ’70 Gheddafi attraverso i proventi del petrolio promuove all’estero l’ideologia del regime finanziando fronti armati (Ira nell’Ulster, Olp in Palestina, Fronte Polisario nel Sahara Occidentale, Frolinat in Ciad) e attività terroristiche come l’abbattimento di due aerei di linea, uno in Scozia e uno in Nord Africa e un attentato dinamitardo in una discoteca di Berlino. Negli anni ’80 una serie di scontri aerei tra l’aviazione di Gheddafi e quella americana hanno luogo nei cieli libici.
Nel 1981 due mig libici sono abbattuti dalla marina americana nel Golfo della Sirte, nel 1986 l’aviazione americana bombarda alcune case di Tripoli con lo scopo di uccidere Gheddafi, provocando invece la morte della sua figlia minore. Si ipotizza che la stessa strage civile di Ustica sia stata effetto collaterale degli scontri militari di quegli anni.
Nel 1988 la Libia risponde con un attentato su un aereo di linea della PanAm che precipita a Lockerbie in Scozia, provocando la morte di 270 persone, tra cui 189 americani. In risposta al rifiuto della Libia di estradare i terroristi ritenuti responsabili dell’azione e di consegnarli ad un tribunale scozzese le Nazioni Unite comminano sanzioni economiche e politiche al regime di Gheddafi isolando la Libia nel contesto internazionale.
Nel 1999 il Colonnello accetta che i sospetti siano estradati dando inizio ad un graduale scongelamento diplomatico, specialmente con i paesi europei e quelli africani e al venir meno delle sanzioni.
Il 15 maggio del 2006 gli Stati Uniti riaprono l’ambasciata americana a Tripoli. Un’ondata di dissenso verso il regime di Gheddafi iniziata nel 2010 esplode nelle città libiche nel febbraio del 2011. Dopo quasi un mese di scontro tra manifestanti e forze dell’ordine, le quali spesso soffocano la rivolta nel sangue con esecuzioni sommarie, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite con la risoluzione 1973 istituisce una no-fly zone sui cieli libici e autorizza l’intervento militare aereo da parte di alcuni paesi che ha luogo a partire dal marzo 2011.
Il 21 ottobre cade l’ultima roccaforte lealista, Sirte, nella quale Gheddafi si era asserragliato dall’agosto dello stesso anno. Il colonnello viene intercettato e catturato mentre il suo convoglio si dirige nel deserto. Gheddafi viene ucciso in un’esecuzione sommaria assieme al figlio Mutassim Gheddafi ed al Ministro della Difesa Abu Bakr Yunis Jabr: i tre corpi vengono esposti al pubblico nella città di Misurata.
A seguito dell’epilogo della “primavera araba” libica, il paese passa sotto l’amministrazione del Consiglio Nazionale di un governo di transizione, organo di governo ad interim che ha guidato la fase tra la guerra civile e le nuove elezioni, tenutesi il 7 luglio 2012. Si forma un Congresso Nazionale di 200 membri presieduto da un nuovo primo ministro. Il 14 febbraio 2014 il generale Khalifa Haftarrichiede la dissoluzione del Consiglio a seguito di una legge promossa dal presidente Nuri Busahmein che prevedeva l’applicazione di una variante della Sha’ria.
Il 16 maggio Haftar lancia l’ ”Operazione Dignità” su base aerea e terrestre attaccando la città di Tripoli. Le milizie di Zintan, alleate di Haftar, attaccano due giorni dopo il parlamento di Tripoli chiedendone lo scioglimento. Il Congresso viene sostituito con le elezioni del 25 giugno 2014 da una Camera dei Rappresentanti sempre di 200 deputati. Segue così la seconda guerra civile libica, che vede tra gli schieramenti che si affrontano le milizie di Haftar fedeli al governo di Tobruk, il governo di Tripoli sostenuto dalla coalizione di Alba Libica e dall’ottobre del 2014 i miliziani affiliati allo stato islamico dell’ISIS, che riescono ad entrare in controllo prima di Derna e poi di Sirte.